Attraverso la nostra seconda intervista, vogliamo conoscere da chi è composto il team di esperti che può aiutare l’ortodontista a regalarci un bel sorriso. Questa volta presentiamo la figura del medico che ci cura sin da bambini: il pediatra. Risponde alle nostre domande la prof.ssa Loredana Chini.
Abbiamo visto nel precedente articolo che uno dei tanti falsi miti che circola sulla cultura ortodontica è che quando si parla di problemi ai denti, che si tratti di una carie o di corretto allineamento, esista solo la figura del dentista come medico a cui rivolgersi. Invece non è così! Ora abbiamo imparato che ogni figura medica, anche nel caso di cura di denti, ha una precisa specializzazione ed è giusto che i pazienti vengano informati di quali sia il team di esperti su questo tema e farsi aiutare da loro per un corretto orientamento e una corretta terapia dentale.
Il secondo specialista di cui vogliamo parlare è quello che, sin da quando nasciamo, ci conosce davvero bene: il pediatra. Chi meglio di lui riesce a individuare efficacemente e in tempo quando arriva il momento di fare un controllo ortodontico? Non è forse vero che è importante effettuare una prima visita ortodontica già quando il bambino ha messo tutti i denti da latte? E perché un bravo pediatra può indirizzare verso la terapia ortodontica precoce?
Ne abbiamo parlato con la prof.ssa Loredana Chini, professore aggregato di Pediatria presso Università di Roma Tor Vergata dove è docente di Pediatria e di Allergologia e Immunologia pediatrica e dove svolge ricerche sui meccanismi immunopatogenetici ed immunoregolatori delle malattie autoimmunitarie e allergiche. Tra molti incarichi, ha anche sviluppato ed è responsabile di progetti formativo-assistenziali, integrati con il territorio, i servizi di Medicina Preventiva ed i pediatri di famiglia, per la diagnosi precoce e la tutela del bambino con asma e malattie allergiche a scuola. Ha brevettato un programma sanitario scolastico per i bambini con asma cronico e, con il patrocinio del Comune di Roma (Assessorato alle Politiche dell’Infanzia e della Famiglia), ha creato e realizzato un modello integrato con il territorio che ha come obiettivo primario l’introduzione di una regolamentazione e di un percorso sanitario-formativo che permetta la somministrazione dei farmaci nella scuola per l’asma e le malattie allergiche.
Ecco come ha risposto alle nostre domande.
Professoressa, in genere quando consiglia alle famiglie di far fare una prima visita ortodontica al bambino? Dipende dalla sua età o da particolari condizioni di salute?
Anche in assenza di particolari condizioni di salute (per esempio: bambini con artrite cronica idiopatica, predisposti all’artrite temporo-mandibolare o affetti da patologie genetiche che determinano alterazioni morfologiche del cavo orale) consiglio una prima visita fra i 3 ed i 6 anni, con l’obiettivo di intercettare precocemente, già in dentatura decidua, eventuali patologie.
Qual è la sua impressione a proposito della tendenza dei genitori nei confronti del controllo e della prevenzione ortodontica? Ritiene che si debbano dare eventualmente maggiori informazioni sul tema?
Sicuramente la sensibilità dei genitori al problema, grazie anche ai pediatri, è aumentata. Tuttavia ritengo siano necessarie maggiori informazioni riguardo alla prevenzione ed alla precoce identificazione nella prima infanzia.
Ci sono casi particolari in cui, intervenendo tempestivamente con un ortodontista, si riescono a evitare al bambino di sviluppare malocclusioni dentali, che da adulto sarà sempre più difficile correggere?
Sì, per esempio, nei bambini con respirazione orale, russamento, apnee notturne o, ancora, labbra sempre aperte. Un’azione concertata tra l’allergologo pediatra, l’ortodontista ed eventualmente l’otorino permette di affrontare, a tutto tondo, il problema dell’ostruzione delle vie aeree e prevenire futuri disagi della fonazione, della deglutizione o dell’asma.
Quali sono i vizi o le cattive abitudini che lei riscontra di solito dei bambini e che portano a problemi di scorretto allineamento o cattiva occlusione dentale?
Bè, sicuramente hanno una responsabilità l’uso prolungato, oltre i 2 anni, del ciuccio o del succhiare il dito o, ancora, del biberon oltre i 4-5 anni. Ma anche altre abitudine viziate possono portare a carie e a erosione dei denti: per intenderci, ciuccio con zucchero, biberon con bevande zuccherine ciucciato tutta la notte, scarsa igiene orale, e così via. Anche in età scolare problemi di allineamento possono essere causati da alcuni vizi, come per esempio mordere le penne o altri oggetti o mangiare le unghie.
Cosa si può fare per aiutare i piccoli pazienti a perdere queste abitudini?
Per prima cosa, dare informazioni ai genitori. Questo può avvenire anche semplicemente attraverso la distribuzione di materiale informativo nei nidi, negli asili o negli studi pediatrici. Bisogna, quindi, informare, circa l’importanza delle corrette abitudini e dei danni che possono provocare le abitudini viziate. Sarebbe inoltre molto utile fornire le stesse informazioni anche direttamente ai bambini in età scolare, per esempio organizzando mini corsi nelle scuole.
Un consiglio che si sente di lasciare a tutti i genitori perché si facciano orientare al meglio sul tema dal loro pediatra di fiducia?
Bisogna capire e convincersi che la prevenzione delle malocclusioni deve essere effettuata già nei bambini piccoli, con lo scopo di individuare precocemente l’insorgenza di patologie orali. Chiedere consiglio al proprio pediatra, e non ai forum o alle risorse online, è la mossa migliore che si possa scegliere di fare!
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